Ieri sera, alle 18 del 17 febbraio 2010, ho incontrato il prof. Cadeddu nel suo ufficio nell’Università Statale di Milano.
Mi aspettavo un colloquio proficuo, visto che Cadeddu si dimostra molto preciso ed intelligente nei suoi scritti, che produce con una prolificità incredibile sotto forma di articoli, saggi, introduzioni, edizioni critiche e commentate. Ma non mi aspettavo di incontrare una persona, anzi una Persona.
Certo, dato che conoscendomi ed ormai accettandomi appieno, sin dall’inizio ho ricercato una relazione non formale, quella di cui sento la necessità anche (e soprattutto) quando scambio pensieri, opinioni, conoscenze, consigli con una persona intelligente e studiosa. Arrivato nell’ufficio, con una “strategia praxis-psicologica” mi “son messo a mio agio”, e Cadeddu mi sembra che abbia gradito i miei modi.
Siamo entrati subito in una discussione su Olivetti. Ho posto una domanda, e in qualche modo Cadeddu ha risposto alla maggior parte delle (poche) che avevo annotato. Dopo un’oretta, ne ho posta un’altra ed ha detto “Ottima domanda”, alla quale ha risposto argomentando con esattezza, “puntualità”, e rispondendo forse anche ad altre che “non avevo avuto il coraggio” di pensare con la penna.
Alle 19 e 30 sono uscito dagli edifici di via Festa del Perdono, sotto una pioggia leggera, nel buio. Felice di essere un piccolo ricercatore.
Rendiconto del colloquio
Le Edizioni di Comunità e la cultura di AO
Ad un accenno al catalogo delle Edizioni di Comunità come testo che ci consente di conoscere la formazione culturale, le fonti d’ispirazione di AO, Cadeddu si lancia in una critica di quanti – senza verificare fonti storiche, d’archivio o testimonianze autorevoli, i rapporti tra AO e gli autori – l’abbiano voluto leggere e trarre ingenuamente considerazioni sull’origine delle affermazioni di AO. Cadeddu cita ad esempio il personalismo, che senza dubbio AO conobbe attraverso “Esprit” ma che, come tutti gli altri autori letti o pubblicati, erano supporto e conforto per le sue idee.
“Dato che le idee, insomma, in politica son sempre le stesse e AO ha ideato un sistema di valori e di istituzioni innovativo, non vedo bene come e dove abbia tratto ispirazione, se non dalla propria esperienza e dalle proprie riflessioni che hanno trovato conferma, conforto e supporto in testi non strettamente politici”, dice Cadeddu, sottolineando che le fonti erano più italiane che straniere. (cf. appunti di preparazione ad un convegno dove AO annota le letture che più l’hanno segnato, ???)
Per esempio, AO sviluppa alcune idee grazie ma comunque accanto a Gobetti; la critica alla burocrazia si riscontra fortissima nel padre così come negli elitisti (Mosca, Pareto); l’antipartitismo era già nel Salvemini dell’ “Unità” 1919-21. Le idee politiche di AO erano quindi abbastanza chiare già prima della guerra, ma si hanno poche testimonianze del suo pensiero dal 1922 fino agli appunti del ’43, raccolti da Cadeddu in Stato federale delle comunità. Idea originale di AO e “tardiva”, è quella degli Ordini politici, concepita attorno al 1943.
L’influenza effettiva ed innegabile di Luigi Einaudi su AO si riscontra da parte di AO nella depurazione del proprio progetto di riforma economico-istituzionale da persistenti tracce di corporativismo. Inoltre, il futuro presidente lo convinse della validità del collegio uninominale, che consentirebbe una maggiore responsabilizzazione dell’eletto di fronte all’elettorato rispetto ai senatori/deputati scelti/prescelti dal partito vincitore. È su questa base che AO aggiunge uno dei temi portanti della sua struttura politica, ossia il sistema progressivo, la gradualità delle promozioni nella carriera amministrativa.
Occorrerebbe ricostruire la corrispondenza tra AO ed i collaboratori delle EdC per conoscere meglio quale era il nesso tra AO e gli autori pubblicati.
Cadeddu nota come alcune ricostruzioni di Fuà, Foà, Ferrarotti, fatte a distanza di lunghi anni, rispecchiano la mitizzazione dell’immagine di AO nella loro memoria quanto della loro immagine di giovani accanto ad un miliardario geniale ed intelligente. Da un lato, osserva Cadeddu, si ricordano della loro gioventù – fatto di per sé emozionante – ma dall’altro ci si può domandare se è proprio vero che quel miliardario geniale, che aveva conoscenze in diversi campi (cultura, politica, produzione e, durante la guerra, esercito, corona, servizi segreti statunitensi ed inglesi), per missioni importanti si affidasse completamente a sbarbatelli di 23-24 anni?
L’evoluzione del pensiero e l’utopicità: come leggere AO
Si può costatare in diversi modi come vi fu un’ “evoluzione” del pensiero di AO. Occorre però notare che questa “evoluzione” risultava da piccoli adattamenti tattici, che non intaccavano l’estrema coerenza sincronica e diacronica del sistema, del pensiero olivettiano. Un primo modo consiste ovviamente nel confrontare testi composti in età diverse e soprattutto in seguito ad esperienze personali di AO, ai profondi cambiamenti del contesto sociale, ai consigli ricevuti da intellettuali appartenenti a correnti ideologico-filosofiche diverse (Ernesto Rossi, Luigi Einaudi, Giorgio Fuà, Spinelli, ecc.). Un secondo metodo d’analisi – in qualche modo meno empirico e più astratto del primo, ma più carico di conseguenze per il giudizio generale che possiamo dare al pensiero ed all’azione olivettiane – consiste nell’analisi intratestuale e nella messa in evidenza di quei passaggi del discorso in cui AO dimostra la propria disponibilità alla variazione, a mutare il proprio disegno istituzionale, non certo nell’impianto e nei principi ispiratori ma in quei particolari che aveva eccessivamente dettagliato nell’Ordine politico delle Comunità – con il timore di non essere abbastanza chiaro e comprensibile, per la sua mentalità d’ingegnere-organizzatore d’industria. Occorre quindi dimostrare attraverso i suoi testi come AO era convinto che non vi fossero piani definitivi, da applicare come verità assolute nella riforma della società, ma che ritenesse il proprio disegno come il migliore, e che lo sarebbe stato fin quando la scienza politica ed il diritto costituzionale non avessero sviluppato nuove e appunto migliori proposte, che egli avrebbe accolto. Quante volte leggendo AO ci si incappa in una lista di designazioni distintive per i rappresentanti? ma quante volte si incorre in frasi come “In vista del carattere graduale e progressivo col quale deve attuarsi la riforma sociale, non è possibile dare un quadro completo di quella che dovrà essere l’organizzazione definitiva del paese” (Adriano Olivetti Stato federale delle comunità, edizione critica e introduzione di Davide Cadeddu, Milano, Franco Angeli, 2004, p. 84)? E questo carattere pragmatico di AO non è proprio quello che ci consente di negare una sua presunta utopicità?
AO oggi: tre risposte ancora originali e valide
- la comunità: un’idea ancora valida dal punto di vista dell’amministrazione pubblica, perché la razionalizzazione delle azioni sul territorio è ancora lontana da venire in modo programmatico e, appunto, razionale; gli economisti applicano a loro modo quest’idea studiando e definendo i distretti industriali
- elezioni secondo principi di legittimazioni diversificate
- gli Ordini politici, cf. funzione e non specializzazione
Risposte, proposte ancora valide e legate da un principio “superiore”: il legame tra democrazia e corporativismo (in quanto la comunità di AO è un’unità economica – come ha ripetuto più volte – e non spirituale – che sarebbe un’unificazione sperata e comunque successiva), tra libertà e riconoscimento del valore antropologico (?) di una definizione delle origini, della necessità di sentirsi parte di…una comunità.
Una bibliografia dei testi di Cadeddu ridotta ai suoi interventi su AO
(su alcuni titoli si può CLICCARE PER LEGGERE IL TESTO O I MIEI APPUNTI)
Saggi, introduzioni
- Adriano Olivetti Stato federale delle comunità, edizione critica e introduzione di Davide Cadeddu, Milano, Franco Angeli, 2004
- La riforma politica e sociale di Adriano Olivetti (1942-1945), a cura di Davide Cadeddu, Roma, Quaderni della Fondazione Adriano Olivetti, n. 54, 2006
- Giulio Sapelli – Davide Cadeddu Adriano Olivetti, lo spirito nell’impresa, Trento, Il Margine, 2007
- Il valore della politica in Adriano Olivetti, a cura di Davide Cadeddu,Roma, Quaderni della Fondazione Adriano Olivetti, n. 56, 2007
- Fini e fine della politica. Democracy without political parties, edizione critica e introduzione di Davide Cadeddu, Catanzaro, Rubettino, 2009
- Davide Cadeddu Adriano Olivetti politico, Roma, Storia&Letteratura, 2009
Articoli, partecipazioni
- L’ordine politico di Adriano Olivetti, in Studi in memoria di Enzo Sciacca, vol. I, Sovranità, democrazia, costituzionalismo. Atti del convegno di studi, Catania, 22-24 febbraio 2007, a cura di Franca Biondi Nalis, Milano, Giuffrè, 2008, pp. 455-458
- Gli albori del Movimento Comunità, in «L’Acropoli», a. IX, n. 6, novembre 2008, pp. 529-554
- Le comunità concrete, in “L’Acropoli”, a. IX, n. 6, p. 567
- Considerazioni sull’ordine politico delle Comunità, in Quattro anni con Olivetti. Riflessioni e interviste da una “Città dell’Uomo” (2004-2007), a cura di Antonio Castronuovo e Mauro Casadio Farolfi, Imola, La Mandragora, 2008, pp. 100-105
- Gino Martinoli e il pensiero olivettiano, in «Storia in Lombardia», a. XXVII, n. 2, 2007, pp. 57-68
- Einaudi recensore (inedito ed edito) di Olivetti, in «Annali della Fondazione Luigi Einaudi», XL, 2006, pp. 399-419
- Gli Olivetti e il socialismo, in «Le scienze dell’Uomo – I Quaderni», a. VI, n. 3, giugno 2006, pp. 39-54
- Adriano Olivetti e la Svizzera (gennaio 1943-settembre 1945), in Spiriti liberi in Svizzera. La presenza di fuorusciti italiani nella Confederazione negli anni del fascismo e del nazismo (1922-1945). Atti del convegno internazionale di studi. Ascona, Centro Monte Verità. Milano, Università degli Studi 8-9 novembre 2004, a cura di Raffaella Castagnola, Fabrizio Panzera e Massimiliano Spiga, Firenze, Franco Cesati, 2006, pp. 219-238
- L’autonomia locale di Massimo Severo Giannini, in «Storia Amministrazione Costituzione», n. 13, 2005, pp. 31-64
- Tra antifascisti e alleati: Adriano Olivetti (gennaio 1943-febbraio 1944), in «L’Acropoli», a. V, n. 6, novembre 2004, pp. 694-711
- Adriano Olivetti, Luigi Einaudi e l’ordine politico delle comunità, in «Il Politico», a. LXVIII, n. 3, settembre-dicembre 2003, pp. 523-557
- Sulla sfortuna della «Comunità» olivettiana, in «Storia Amministrazione Costituzione», n. 11, 2003, pp. 39-71
- Teoria e prassi. Aspetti del pensiero di Adriano Olivetti, in «L’Acropoli», a. IV, n. 5, ottobre 2003, pp. 588-592